

I quarti di finale di Champions League dopo 12 anni non bastano. La Gazzetta dello Sport oggi torna sulle parole rilasciate da Simone Inzaghi nel post-Porto. Ecco le considerazioni della rosea su presente e futuro dell’allenatore dell’Inter: “Il tecnico ha spinto sull’acceleratore. E dentro queste parole le chiavi di lettura possono essere molteplici, come quelle verso una critica che ritiene troppo dura, oppure quelle che chiamano in causa una mancanza di chiarezza nella comunicazione al mondo esterno dei risultati da centrare. Il tecnico ha voluto sottolineare i propri meriti, con quelle parole. E ha voluto rimarcare anche il cambiamento di politica del club. Un po’ come a dire: non potete pretendere da me le stesse cose che venivano chieste a chi c’era prima di me, ovvero Antonio Conte, al quale fu fatto un mercato diverso, almeno fino all’acquisto di Hakimi (per intendersi, l’era pre Villa Bellini). Inzaghi rivendica, dunque. Senza neppure che da parte della società l’uscita abbia provocato chissà quale fastidio.
Ma certamente è stata notata la tendenza a sottolineare i propri meriti da parte del tecnico. Legittimo, anche se non sempre sul piano della comunicazione la scelta ha prodotto gli effetti sperati. Quel che è certo è che il club riconosce a Inzaghi delle grandi capacità. Ma sul piano degli obiettivi, c’è distanza. Perché la società era ed è tuttora convinta di avergli messo tra le mani il miglior organico d’Italia. Il nodo, in fondo, è tutto intorno alla parola continuità. La continuità di rendimento è un requisito necessario per allenare l’Inter e in generale un club che vuole primeggiare. E’ sul lungo periodo che vanno tarati i ragionamenti. E dunque anche sul campionato. Nulla è semplice, all’Inter. Chiedere a Spalletti, per info. O allo stesso Conte, del quale qualcuno arrivò a chiedere l’esonero immediato dopo l’eliminazione della Champions, nell’anno che poi avrebbe portato lo scudetto”, si legge.