

Un nome su tutti per la panchina del Napoli. Il Corriere dello Sport fa il punto sulla situazione, in attesa dell’addio ufficiale di Luciano Spalletti a campionato terminato. “Ora che è tutto «deciso», bisogna semplicemente aspettare il 4 giugno per stringers i la mano con Luciano Spalletti e salutarsi, sta arrivando un tempo nuovo, in cui le banalità sono rigorosamente vietate: Luis Enrique, in arte Lucho, racchiude in s é le caratteristiche dell’allenatore che sembra nato proprio per allenare questo Napoli, ha le phisique du role di chi deve conservare, semmai pure dilatare, quel profilo internazionale che si respira dal 2013; e poi è la figura «alta», il colpo di teatro e ad effetto per incollare i cocci in un ambiente che all’allenatore dello scudetto s’è legato, giustamente, in maniera quasi morbosa.
Luis Enrique non è chiaramente l’unico candidato alla panchina, va contemplato nella strategia il pericolo che possa arrivare un «no, grazie»: ma De Laurentiis ha un piano-B, un piano-C, forse pure il piano-D, comunque una serie di alternative con le quali confrontarsi egualmente, prima di arrivare alla definizione del contratto. C’è una tentazione straniera che sta prendendo corpo, non furiosamente perché l’istinto va governato, e conduce di nuovo a Sergio Conceição, vicinissimo a Castel Volturno nell’estate del 20/21, per una notte anche accomodato in panchina, poi evaporato così, improvvisamente. Ma le riflessioni sono di vario carattere, ci sono contratti in vita, eventuali liberatorie da assecondare, e questa non è filosofia. C’è poi la strada più comoda, quella più agevole per vicinanza, che trascina a Italiano della Fiorentina, già «affrontato» dialetticamente due anni fa e convincente al punto giusto, e poi c’è Thiago Motta, che appartiene alla nouvelle vague, ha un suo stile assai europeo, si direbbe mondiale, è pure lui una tendenza al 4-3-3 che non guasta, anzi il contrario. La pazienza è una virtù per i forti, figurarsi per chi è appena riuscito a diventare campione d’Italia con il proprio metodo. Forse Adl sta per Aurelio da Lucho”, si legge.