

Ci ha fatto sorridere e divertire, per una volta una mail diversa dalle altre con tanta ironia e prendendo con leggerezza anche un momento duro al fantacalcio. Parola di Lorenzo, che fa come Sarri e non cambia le sue idee, i suoi titolarissimi.
“Vivo un momento fantacalcisticamente drammatico e – prima di mordere la capsula di cianuro incastrata tra i denti, eventualità che si fa sempre più concreta ad ogni match senza bonus del «Bidonito» 5imeone – scrivo per uno sfogo barra ultima «gufata» della disperazione barra«pianto» da tramandare ai posteri di questo esiziale gioco. Premetto di essere un classico «sarriano»: una volta effettuate le scelte all’asta di agosto – salvo puntellare la rosa con operazioni dalla lista, a mercato di Serie A successivamente chiuso – resto, come l’ex mister napoletano, saldamente fedele al mio piano, pure nella cattiva sorte. L’unica volta che tradii questa filosofia, operando sul mercato degli scambi, fu da harakiri: era il 2012 e, con Gilardino e Lavezzi infortunati, fui costretto a cedere un Milito quasi mai impiegato per far numero davanti ed evitare di giocare in dieci, acquistando, tra gli altri del pacchetto, un Maxi Lopez ancora non appesantito dalle corna di Wanda Nara, ma senz’altro con le orecchie fischianti per i miei accidenti, dato che passando poi dal Catania al Milan si rese protagonista di sei mesi finali degni di Sossio Aruta in studio dalla De Filippi. E «il Principe»? Tutti sanno come andò a finire: 24 gol stagionali, quasi tutti nel girone di ritorno, ed io in direzione Ikea per l’acquisto di corda e sgabello. Insomma: essere il protagonista vergine di un film hard dell’altra sponda stile «The gay after tomorrow» mi avrebbe fatto meno male. Chiuso il preambolo, veniamo alla triste attualità: lega a 12 squadre, ultimo con 6 gol fatti.
La mia strategia ad agosto era di prendere portieri di medio livello – Sirigu e Skorupski, utili con i loro voti ad alzare la media di una difesa operaia – ed una retroguardia low cost, con Vitor Hugo, Radu, Luiz Felipe, Klavan, Zampano, Pasqual – ancora Antonelli non era all’Empoli – e la nefasta coppia clivense Bani e Rossettini. Obiettivo dichiarato: niente modificatore, difesa a 3 e «all in» su un centrocampo di qualità: Pasalic, Barak, Jankto, Gerson – con la riserva Dabo – più il trittico juventino Douglas Costa, Cuadrado, Bernardeschi, nella speranza che Allegri utilizzasse maggiormente un 4-2-3-1 e che in campionato, soprattutto gli ultimi due, avessero molto minutaggio per la corsa Champions bianconera. Con tre centrocampisti da buon voto più qualche bonus e una delle tre punte della Juve – figuriamoci, ora Mandzukic è inamovibile – ero sicuro di poter stare quasi sempre in fascia 72 di punteggio. Mi sbagliavo: Pasalic perso dopo un buon inizio, Barak deseparacido dopo i 7 gol dell’anno scorso, Jankto oggetto misterioso della Samp da 15 milioni, Gerson utilizzato fuori ruolo e mai oltre la mediocrità del 5,5. Per non parlare dei gobbi: Costa, prima di oggi forse con la media di un giallo a campionato, espulso per lo sputo senza senso a Di Francesco, con relativi quattro turni di stop seguiti da acciacchi e prestazioni da 5. Cuadrado utilizzato col contagocce. Bernardeschi nel tunnel dopo un avvio incoraggiante. Una sofferenza indicibile, soprattutto per un tifoso viola costretto a vedersi i match della Juve. Ma non è tutto.
L’attacco è difatti, se possibile, andato peggio. Perso Ljajic al Besiktas, poi sostituito col promettete – almeno in teoria – Mraz dell’Empoli, il reparto offensivo è stata una Caporetto. Come anticipato, ecco lo «Scarsito» Simeone, ormai con una crisi di astinenza alla Pazzini dei tempi viola per tutti i mancati passaggi di Chiesa – tirerebbe in porta pure dalla tribuna – e del fantasma Pjaca. E poi Under, che la scorsa primavera asfaltò il girone di ritorno e che quest’anno non va a bonus nemmeno con le mani – ulteriore beffa: l’anno passato avevo El Shaarawy che fece penare per 7 miseri gol, mentre adesso è già a 5, e stendiamo un velo pietoso su Insigne… – e ancora Barrow e Stepinski, scommesse purtroppo straperse nonostante i profili interessanti. Infine l’onesto Pussetto, che almeno due gol è riuscito a portarli a casa in un’Udinese catenacciara. Un attacco da 9 reti totali. Anzi da 8, visto che Simeone una l’ha segnata nel recupero di Genova. Senza contare i gol lasciati in panca, in partite improbabili tra Juve e Roma, di Stepinski, al contrario sempre da 5 se schierato. In pratica avrebbe portato più bonus la difesa dell’Atalanta. Ma niente scambi, nonostante i dubbi: ci crederemo fino alla matematica retrocessione. Il mio Bencazzo – versione trans del Benfica – colerà a picco come i musicisti che suonarono sul Titanic fino alla fine”.
Un presidente in attesa del paracadute per la B